Un’emissione alla pari è un’emissione di titoli al valore nominale, il valore nominale è il prezzo pagato per il titolo (cambiale, stock, obbligo, titoli di StatoL’emittente l’ha venduta, ecc.
Possiamo anche definirlo come l’importo che deve essere consegnato per l’acquisto di un certo titolo, che quando il prezzo pagato è pari al valore nominale, diremo che il titolo è quotato alla pari. L’emissione può quindi essere alla pari, se l’importo da pagare è superiore al valore nominale del titolo, alla pari, se i due importi coincidono, e alla pari, se deve essere consegnato un importo inferiore al valore nominale.
L’emissione di titoli finanziari è un modo per le società di ottenere finanziamenti sui mercati finanziari. Questi titoli possono essere azioni (reddito variabile) e obbligazioni (reddito fisso).
Parità di emissione di capitale proprio
In un aumento di capitale, un’emissione alla pari è considerata come un’emissione gratuita, imputata alle riserve detenute dalla società e, pertanto, non richiede alcun versamento da parte dell’azionista, ma può essere anche un’emissione gratuita in percentuale a pagamento da parte dell’investitore e l’altra da parte della società, in quanto quest’ultima trasferisce parte delle riserve volontarie al capitale. Il prezzo del titolo sarà fissato dalla società dopo l’approvazione da parte dell’assemblea.
Le emissioni di titoli fanno parte degli aumenti di capitale di una società con l’obiettivo di attrarre finanziamenti per coprire le spese, gli investimenti e i progetti che la società ha per sviluppare la propria attività.
Quando una società effettua un aumento al di sotto del valore nominale, l’esborso è inferiore al valore nominale dell’azione e quindi gli azionisti possono essere interessati ad acquistare le nuove azioni da mettere in circolazione.
Esempio di alla pari
Una società possiede 1.000.000 di azioni del valore nominale di 10 euro. Inoltre, dispone di riserve per 5.000.000 di euro. Il capitale della società è: 1.000.000 x 10 = 10.000.000 di euro.
Il sito valore nozionale di una azione sarà pari all’ammontare del capitale più le riserve, diviso per il numero delle azioni:
VT = (10.000.000.000 + 5.000.000)/1.000.000 = 15.000.000/1.000.000 = 15 euro.
La società decide invece di aumentare il proprio capitale di 2.000.000 di euro e lo fa alla pari, emettendo così 200.000 nuove azioni (2.000.000/10). Il nuovo valore teorico di un’azione sarebbe il seguente:
VT* = (10.000.000.000 + 5.000.000 + 2.000.000)/(1.000.000 + 200.000) = 17.000.000/1.200.000 = 14,17 euro.
Si verificherebbe quindi il suddetto effetto di diluizione.
Per evitare tale effetto, sarebbe necessario richiedere ai nuovi azionisti di sovrapprezzo di emissione:
EP = (10.000.000.000 + 5.000.000 + 5.000.000 + 2.000.000 + sovrapprezzo)/1.200.000 = 15 euro.
Da quanto sopra, il premio di emissione complessivo dovrebbe essere pari a 1.000.000 di euro, il che implica 5 euro per ciascuna delle nuove azioni emesse.
Il nuovo valore teorico dell’azione sarebbe
VT** = 18.000.000/1.200.000 = 15 euro
Cioè la stessa che esisteva prima dell’aumento di capitale.
Emissione a reddito fisso alla pari
Le obbligazioni e le obbligazioni alla pari sono quelle il cui valore nominale è quello che viene restituito al titolare del titolo alla sua data di scadenza. Possiamo vedere nell’immagine come i diversi obbligazioni emesso, zero coupon (emesso a sconto o emesso per il nominale e a premio), cedola al 7%, 10% cedola, 10% cedola e 13% cedola alla scadenza il suo valore di rimborso è pari al 100% del suo valore nominale, essendo denominato “alla pari”.
Le obbligazioni zero coupon (nessun pagamento intermedio) emesse a sconto saranno emesse ad esempio all’85% del loro valore nominale e alla scadenza l’investitore riceverà il 100%, ottenendo la differenza di rendimento. D’altro canto, possono anche essere emesse al loro valore nominale e alla scadenza ricevono un premio di riscatto, ossia sono emesse al 100% e riscattate al 102%.
La cedola di un’obbligazione o obbligazione è il pagamento al suo titolare di una certa percentuale del valore nominale del titolo, che può essere annuale, semestrale, trimestrale, mensile, ecc.
È comune nel reddito fisso, esprimere il suo prezzo in percentuale del valore nominale o del valore nominale dell’obbligazione. In un’emissione alla pari, il prezzo sarà del 100%, in un’emissione sopra la pari il suo prezzo sarà espresso al di sopra del 100% (es. 102%), e in un’emissione sotto la pari, detta anche scontata, il suo prezzo sarà inferiore al 100% (es. 98%).
Esempio di valore nominale
Se abbiamo un titolo il cui valore nominale è del 100% e che è quotato sul mercato secondario o sul mercato di negoziazione:
- E’ scambiato al di sotto della parità se è scambiato al 75%, in altre parole è scambiato al 75% della parità.
- Quotati alla pari, quando questa percentuale è pari a 100, cioè il prezzo di mercato e il valore nominale sono gli stessi.
- Citato alla pari, se è quotato a 105.
Infine, va notato che la teoria ci dice che i titoli a reddito fisso non possono mai essere emessi alla pari, poiché non avrebbe senso per un investitore essere obbligato a pagare più della pari per l’acquisto di un’obbligazione o di un’obbligazione. Tuttavia, nel caso della grande maggioranza dei titoli a reddito fisso, il prezzo di emissione è uguale al valore nominale e i titoli sono emessi alla pari, anche se in alcuni casi il prezzo può essere inferiore o superiore, a seconda che siano emessi a sconto o a premio.