L’IVA addebitata, detta anche rateizzata, è quell’importo che fa parte del prezzo finale che un’azienda o una società addebita per i suoi servizi o le sue vendite inerenti alla sua attività economica. Fondamentalmente, le aziende agiscono come i principali esattori dell’IVA sui consumi individuali.
Le imprese o i lavoratori autonomi prendono in considerazione determinati prezzi quando vendono i servizi che forniscono o i beni che commercializzano, tenendo conto dell’aliquota fiscale che lo Stato stabilisce in base alla natura dei beni. Così, attraverso l’IVA addebitata o maturata, un’azienda riscuote dal consumatore il prezzo della sua attività più l’imposta dovuta.
Formalmente, si parlerebbe di una percentuale di denaro che si aggiunge al costo netto del bene o del servizio. Le imprese svolgono quindi l’importante ruolo di intermediari o di esattori, poiché ricevono l’importo dell’imposta da trasferire successivamente all’autorità fiscale del Paese.
Esempio di imposta in uscita
Un negozio di strumenti vende una chitarra spagnola per 100 euro. Questo importo sarà quello che l’acquirente o il consumatore si assumerà per l’acquisto, cioè quanto costerà la chitarra. Tuttavia, di questi 100 euro, 21 sono l’importo dell’IVA che questo tipo di prodotto ha (un’aliquota del 21% in Spagna al momento). I restanti 79 euro saranno considerati come ricavi del negozio.
Al termine di ogni periodo d’imposta, di norma trimestrale o annuale, le società calcolano l’IVA che devono dichiarare o pagare all’Ufficio delle Entrate stabilendo la differenza tra l’IVA a valle e l’IVA a monte. (IVA da pagare = IVA in uscita – IVA in entrata).
È comune capire l’importo di questa produzione o dell’imposta maturata come parte delle entrate, il che è sbagliato perché questo denaro non è diretto alle casse dell’azienda, ma è destinato in ultima analisi allo Stato. Questo è spesso criticato, in quanto in un certo senso i governi risparmiano una parte dei costi di raccolta lasciandola nelle mani di imprenditori e lavoratori autonomi.