La scuola di Chicago è un flusso di pensiero economico le cui origini risalgono al dipartimento di economia e alla business school dell’Università di Chicago a metà del XX secolo.
La scuola di Chicago si è caratterizzata per il rifiuto delle idee del keynesianesimo (che ha favorito l’intervento dello Stato), per promuovere il libero mercato e le idee del monetarismo. I suoi principali esponenti sono stati Milton Friedman e George Stigler, entrambi premi Nobel per l’economia.
Principali idee della Scuola di Chicago
Gli economisti della scuola di Chicago erano convinti che l’economia di mercato sia intrinsecamente stabile e che le perturbazioni (come le depressioni o le crisi economiche) deriverebbero da un intervento statale inappropriato.
Infatti, Milton Friedman, uno dei suoi principali rappresentanti, sosteneva che ciò che scatenò la Grande Depressione degli anni ’30 non fu una mancanza di investimenti, come sosteneva Keynes, ma una contrazione della massa monetaria.
L’approccio della scuola di Chicago è caratterizzato da un approccio pro-mercato con un’analisi che comprende le seguenti componenti
- Teoria del consumo: studia il modo in cui gli individui prendono le loro decisioni di consumo. A questo scopo, le preferenze (che si riflettono nelle curve di utilità) sono legate alla limitazione del budget.
- Teoria delle aspettative razionali: presuppone che gli individui formino le loro aspettative in modo razionale, cioè utilizzando correttamente le informazioni disponibili. Alla luce di quanto sopra, le aspettative razionali tendono ad essere accurate e gli errori casuali.
- Critica del keynesianesimo: Critica dell’intervento statale per cercare di stabilizzare l’economia.
- Tradizione marshallese: studio dei mercati specifici del calcestruzzo
- Teoria del capitale umano: ritiene che uno dei fattori chiave per spiegare la produttività sia lo stock di capitale umano (competenze, formazione ed esperienza dei lavoratori).
La scuola di Chicago non si è limitata a studiare e a fare proposte in campo puramente economico, ma ha esteso la sua analisi a questioni giuridiche e sociali come l’istituzione del matrimonio, la schiavitù e i cambiamenti demografici.
Misure economiche proposte dalla scuola di Chicago
La scuola di Chicago ritiene che l’intervento statale abbia generato inefficienza e ostacolato la crescita. Alla luce di quanto sopra, hanno proposto una serie di misure a favore del libero mercato, evidenziando quanto segue
- DeregolamentazioneL’obiettivo è quello di eliminare o ridurre le regolamentazioni/restrizioni imposte all’attività economica degli agenti privati.
- PrivatizzazioneTrasferire o vendere proprietà dello Stato a privati. Quest’ultimo sarebbe meglio attrezzato per una gestione efficiente delle risorse.
- ConcessioniAlcuni dei principali obiettivi del progetto sono i seguenti: realizzare contratti di concessione per agenti privati per l’amministrazione di proprietà o strutture statali.
- Eliminazione di sussidi e altri aiuti: eliminare sussidi o aiuti che possono interferire con la libera concorrenza per le aziende.
- Ridurre la burocrazia: ridurre e rendere più efficiente l’apparato statale.
Principali esponenti della Scuola di Chicago
La scuola di Chicago era guidata da due economisti che hanno ricevuto il premio Nobel per il loro contributo al campo dell’economia: Milton Friedman (premio Nobel per l’economia nel 1976) e George Stigler (premio Nobel per l’economia nel 1982).
Altri nomi rilevanti che hanno vinto anche i premi Nobel sono
- Theodore Schultz (1979)
- Merton Miller (1990)
- Ronald Coase (1991)
- Gary Becker (1992)
Applicazione delle teorie della Scuola di Chicago
Le teorie della scuola di Chicago erano difficili da applicare in ambienti democratici in cui i lavoratori e i datori di lavoro si sarebbero fortemente opposti alla riduzione o all’eliminazione dei benefici (sussidi, benefici, protezione minima, ecc.) loro forniti.
Date queste premesse, molte delle politiche sono state applicate in paesi con dittature, come nel caso del Cile sotto il governo di Augusto Pinochet.